Alla fine è giusto domandarsi chi è stato il giocatore più incisivo dell’anno. Ibra? Il Milan ha vinto anche quando non c‘è stato. Cavani? Il Napoli ha perso pure quando ha giocato. Nell’Inter non c’è stato un solista. Alla Juve è mancato persino il coro, figuriamoci il tenore. Forse una risposta, se una risposta c’è, può darla l’Udinese. E allora? Di Natale? Totò ha segnato molto, più di un anno fa, è vero, ma l’Europa non abitava qui. Se i friulani disputeranno i preliminari di Champions è perché l’orchestra bianconera ha suonato bene (peggio di pochi, meglio di molte altre orchestre) trovando in Alexis Sanchez il primo meraviglioso violino. E’ il cileno l’uomo che merita l’oscar. Tutti lo vogliono. Tutti lo cercano. Figaro qua, Figaro là. Però Sanchez è tutt’altro che il factotum, il jolly, uno a cui chiedere di farsi la fascia sessanta volte a partita prima di sciorinare un assist o un gol. Nelle sue intuizioni c’è il gene del trequartista. E il primo ad accorgersene è stato Guidolin, che gli ha cambiato i connotati senza pensarci su. “Mi prendo il merito di averlo trasformato”, dice oggi. Ma non è stato sempre così. Se è vero, come è vero, che a tutti noi viene concessa una dote speciale, con Sanchez gli dèi del vento hanno avuto un occhio di riguardo. Velocissimo, praticamente imprendibile quando cambia passo. Così veloce che qualcuno, in passato, lo scambiò per un esterno. Invece sa dribblare e vede la porta. Al di là del [...]
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